venerdì 30 marzo 2012

Il grande mosaico di Colle Oppio

Il grande mosaico di Colle Oppio
Danilo Maestosi
Il Messaggero 11/3/2012

Ecco il mosaico delle meraviglie trovato sotto le terme di Traiano
Dopo otto mesi di scavo ripulitura e restauro affiora sulle pareti decorate un affascinante corteo muliebre I lavori si sono fermati Servono procedure complesse e almeno altri 680 mila euro

Siamo tornati, in anteprima, otto mesi dopo la scoperta, a visitare il grande mosaico sotto le Terme di Traiano. Una scoperta, sigillata nel luglio scorso dalla presentazione ufficiale del cantiere, che aveva fatto sensazione. Mai a Roma, dove la decorazione musiva ha lasciato testimonianze importanti quasi esclusivamente nelle pavimentazioni di fontane, ville e grandi impianti pubblici, si era rinvenuta una parete decorata a mosaico di così grandi dimensioni e pregevole fattura. Una parete come quella affiorata nei grottoni del Colle Oppio, sotto le fondazioni e gli interri delle Terme di Traiano, a poca distanza dal luogo dove dodici anni prima aveva fatto il giro del mondo la notizia del ritrovamento di una facciata affrescata che raffigurava monumenti, piazze e palazzi di una città ideale, condensato simbolico dei maggiori porti e capisaldi urbani del vastissimo regno dei Cesari. E dove, appunto, siamo tornati per un controllo in anteprima. Un muro di quattordici metri di lunghezza e largo almeno una decina di metri interamente coperto di tessere di pietre e pasta vetrosa incastonate a rappresentare gli scorci architettonici di un edificio inghirlandato a festa, tra le cui cornici si intravedevano il corpo leggiadro di un Apollo con la cetra sotto al braccio, qualche sbiadita figura femminile e le sagome di un centauro e altre figure fantastiche. Quasi uno schermo dove la Roma di duemila anni fa tornava a proiettare i fantasmi dei suoi fasti perduti la prima finestra che gli scavi avevano aperto, con quella lunga fascia alta appena un paio di metri strappata alla terra e calcinata dalla polvere e dall'umidità. Otto mesi dopo, la prosecuzione degli scavi e i primi interventi di ripulitura e restauro, trasformano in certezza l'ipotesi di trovarsi di fonte ad un'opera unica, che sovrasta per imponenza, ricchezza d'impianto e qualità i rari esempi di mosaico parietale fino ad oggi registrati nella capitale: dal mitreo Barberini ai lacerti di villa Adriana fino a quella scena di vendemmia, più vivace forse ma sicuramente meno raffinata, scoperta proprio qui al Colle Oppio, in un altro grottone sul lato opposto della facciata affrescata della città ideale. Insomma un vero capolavoro, destinato a riscrivere la storia dell'arte romana, perché a differenza di altri tesori musivi più tardi, come quelli di piazza Armerina e di alcune colonie africane del IV secolo d.C., viene realizzato proprio qui nel cuore dell'Impero e nella fase del suo massimo splendore. Lo si capisce appena si mette piede nella trincea di scavo, che finalmente restituisce l'esatta dimensione dell'ambiente: un enorme stanzone, in comunicazione con un ninfeo, ai cui pochi resti rinvenuti molto tempo fa si accede ora attraverso una botola. Un padiglione di cui i tagli delle fondazioni di sostegno delle terme traianee, hanno lasciato in piedi solo la elle di due pareti perpendicolari. Scesi al centro della sala di altri quattro metri, gli sterri hanno rimesso in luce una partitura architettonica a due ordini, un intreccio di capitelli, colonne tappezzate di addobbi floreali, che ne gonfiano e impreziosiscono le forme, lesene, piani aggettati di incredibile audacia e precisione prospettica e nitore cromatico, che muovono il fondale, lo riscattano dal ruolo apparente di pura cornice. Un angolo del mosaico, all'innesto delle due murature, sopravvissuto quasi intatto ai saccheggiatori che in epoca traianea hanno scalpellato l'intonaco, probabilmente per togliere e riusare le tessere scure dello sfondo, e ripulito dai restauratori, disegna, ritagliato da un faretto, uno spettacolo di colori, segni, sfumature di straordinaria suggestione. Ma toglie ancora più il fiato la vista che si apre in una seconda trincea, che sul lato sinistro, ha prolungato di altri quattro metri lo scavo. Rivelando la presenza di un terzo ordine architettonico: una balconata, evidenziata in basso da uno zoccolo di modanature rosso cupo, tra le cui colonne, decorate con maschere teatrali, si affacciano i busti di quattro donne. Anche qui i saccheggiatori hanno fatto man bassa, lasciando a definire gli sfondi solo un alveare di esili veli di pietra, ma lo scempio ha risparmiato le figure. E probabilmente a scongiurarlo è stata proprio la bellezza misteriosa di quei volti. Ognuno con un tratto diverso. Ora l'acconciatura, i diademi, che sembrano assegnare ai personaggi di quel corteo muliebre ruoli e gerarchie distinte. Ora l'increspatura delle labbra, o un bagliore negli occhi. E poi la ricchezza dell'incarnato, resa da tre diverse sfumature di colore. Altri volti sbucano come gemme dai bordi del terriccio ancora da rimuovere. Sicuramente quei busti dal seno nudo coprono anche il resto della parete. Chi sono? Probabilmente muse e ancelle a loro servizio. «Perché - spiega il soprintendente comunale Umberto Broccoli - associata all'immagine di Apollo che troneggia su in alto e a quella di un filosofo barbuto, scoperta ancora più su nel corso di un sondaggio preliminare nel grottone, la loro presenza rafforza l'ipotesi che quel salone decorato fosse un «museion», uno di quei luoghi consacrati alla cultura, alla filosofia, al teatro, alla declamazione di poesie di cui le fonti hanno attestato l'esistenza a Roma in residenze altolocate, nell'epoca tra la fine del regno neroniano e la fase traianea cui l'edificio risale». Sotto quella ringhiera di enigmatiche muse, altri quattro metri di terra fino al pavimento e probabilmente di mosaici che completano la decorazione e potrebbero chiarirne il vero significato. Ma qui iniziano i problemi. La parete è malmessa e senza quel terrapieno di rinforzo rischia di crollare. I lavori si sono fermati. Servono procedure complesse e finanziamenti. Almeno altri 680 mila euro, per completare l'intervento e aprire il sito alle visite. Ma Broccoli conferma che questo sito figura tra le priorità e si impegnerà di iscrivere la somma in bilancio.