mercoledì 30 novembre 2011

Ritrovati al Pantheon Matidia e gli Argonauti

Ritrovati al Pantheon Matidia e gli Argonauti
Paolo Brogi
Corriere della Sera, 13/9/2005
Scoperti intorno al Pantheon il Tempio di Matidia e il Porticato degli Argonauti. Grazie ai lavori intrapresi dal Senato riemergono importanti resti archeologici: la basilica che Adriano dedicò alla suocera Matidia rinvenuta a piazza Capranica, sotto il complesso di Santa Maria in Aquiro, e il Porticato degli Argonauti, nei Saepta Iulia di piazza della Minerva.

I tesori celati dai sampietrini del Campo Marzio centrale
L'area del Campo Marzio centrale compresa tra piazza Navona ad ovest, via del Corso ad est, via dei Coronari e via delle Coppelle a nord, Corso Vittorio a sud era il cuore della IX regione augustea. L'intensa urbanizzazione dell'area nel periodo augusteo ad opera di Agrippa registrò interventi successivi degli imperatori Domiziano e Adriano e sotto i Severi. I Saepta Iulia che risalivano al VI secolo a.C. furono ristrutturati prima da Agrippa e poi da Adriano. Accanto al Pantheon, costruito nel 27 a.C, sorgeva la più grande insula romana, a sud la Basilica Neptuni. Ancor più a sud Agrippa aveva costruito le più antiche terme romane a carattere pubblico. Lì c'era anche uno stagno, poi ricoperto da lastricati. Poco più a sud del Tempio di Matidia, a partire da piazza San Macuto, c'era infine il più importante santuario del culto egizio a Roma.
Un tempio dedicato alla suocera, davvero un «unicum». È il tempio di Matidia, voluto dall'imperatore Adriano. Una specie di curioso fantasma archeologico. Sorgeva non lontano dal tempio di Adriano, quello eretto dal suo successore Antonino Pio e di cui si possono ammirare ancor oggi le bellissime undici colonne corinzie a Piazza di Pietra. Finora la basilica di Matidia e di Marciana, quest'ultima madre della suocera d'Adriano, era nota soltanto per una fistula plumbea rinvenuta tra la Chiesa di S.Ignazio e il Pantheon e per un medaglione del 120 d.C. con un tempio e due corpi di fabbrica laterali porticati.
E ora invece sta riemergendo a piazza Capranica, non lontano da altri importanti ritrovamenti in piazza della Minerva. E per tutta l'area si avvicina l'ipotesi di un nuovo percorso archeologico che gravita intorno al Pantheon, il tempio per eccellenza costruito nel 27 a.C. Il «tempio della suocera» è sempre stato lì, a cinque metri di profondità in piazza Capranica, messo di traverso rispetto alla piazza e col corpo che va in direzione di piazza San Macuto. A restituircelo oggi sono i lavori in corso nel complesso di Santa Maria in Aquiro, grande proprietà dell'Ipab che sorge tra le vie in Aquiro, della Guglia, dei Pastini, della Spada d'Orlando e piazza Capranica. I lavori in corso sono per conto del Senato, che vi sta allestendo studi e servizi per i senatori con un nuovo ingresso previsto su via in Aquiro.
«Nei piani cantinati del pianterreno sotto il pavimento sono venuti fuori i gradini del tempio e sei colonne, probabilmente la parte frontale del tempio - spiega Rosalba Quinto della sovrintendenza archeologica di Roma -. Le colonne sono state tagliate nella parte apicale, un intervento effettuato nel Rinascimento per costruire il piano del convento. Scendono giù per parecchi metri, almeno cinque. Una colonna invece è conservata in tutta la sua altezza, perché è stata inglobata nel muro laterale dell'edificio ed è visibile dall'interno».
Al tempio di Matidia appartenevano forse le cinque colonne in marmo cipollino rinvenute nel secolo scorso presso piazza Capranica. L'identificazione del tempio è garantita ora da altre risultanze emerse nella zona, durante piccoli lavori urbanistici che tra il '700 e l'800 aveva messo in luce un pezzo di muro e un altro pezzo di colonna. «Stiamo procedendo cautamente tenendo conto dei problemi di stabilità dell'edificio - aggiunge l'archeologa -. Vogliamo naturalmente mettere in luce tutto il possibile e se verrà confermata definitivamente l'ipotesi sul complesso ne chiederemo anche la valorizzazione».
Il ritrovamento rilancia anche i tesori che sono nascosti sotto piazza della Minerva, scoperti durante i lavori per ristrutturare la biblioteca del Senato. Al momento vi si accede attraverso una botola che si apre sui piazza della Minerva. Una volta scesi giù, a una profondità di cinque metri, ecco emergere un'area larga cinque metri e lunga un centinaio indirizzata verso via dei Cestari. È il porticato degli Argonauti, appartiene ai Portici delle Saepta Iulia, quel grande rettangolo di duecento metri di lunghezza e 90 di larghezza con relativi porticati che dopo essere stato in epoca repubblicana il posto in cui votavano i romani in epoca imperiale era stato poi trasformato in un museo di rarità. «Abbiamo ritrovato tre basi di colonna, tre gradini e una colonna intatta di travertino alta tre metri e mezzo, fanno parte del quadriportico - spiega l'archeologo della sovrintendenza Claudio Moccheggiani -. Il Senato vuole valorizzare queste scoperte. Ma l'ideale sarebbe di continuare a scavare, in direzione di Largo Argentina, sotto via dei Cestari. Abbiamo la certezza della prosecuzione nella piazza...».