lunedì 15 novembre 2010

Centuripe, i fasti di un console dell'età imperiale romana

Centuripe, i fasti di un console dell'età imperiale romana
Rosario Patané
LA SICILIA Giovedì 04 Novembre 2010 monografica, pagina 26

Monumenti funerari e urne cinerarie di marmo denotano l'ambiente di una città che fa parte di un impero cosmopolita. La conferma dalle nuove scoperte

Nell'immaginario collettivo l'archeologia è indissolubilmente legata allo scavo di tombe. In effetti, ricerche relative all'ultima dimora non si limitano a recuperare oggetti per riempire i musei, ma soprattutto costituiscono un settore d'indagine privilegiato per lo studio della società che ha prodotto quelle sepolture. Un esempio concreto può essere la Centuripe di età imperiale romana.
Chi visita la città alle falde dell'Etna, si trova davanti a un paio di monumenti, la "Dogana"e "Corradino": i nomi si devono all'erudizione del XVIII secolo; in realtà si tratta di grandiosi monumenti funerari di età imperiale romana.
L'edificio noto come "La Dogana" è un monumento funerario a torre. La parte oggi visibile è il piano superiore; l'esistenza del piano inferiore è stata accertata durante i lavori di restauro condotti negli anni '70. La tecnica edilizia, blocchetti di pietra fissati con malta e ricorsi di mattoni, consente una datazione abbastanza precisa, tra II e III secolo. Secondo l'uso dell'epoca, il monumento doveva sorgere lungo una via di accesso alla città, per essere visibile.
Anche l'altro edificio citato, "Corradino", è un monumento funerario a due piani. Ma è grande il doppio: veramente grandioso. Rimane il piano terra, sopra le fondazioni lasciate scoperte dall'erosione, rinforzate da un vecchio restauro e più o meno mascherate da un rampicante. A oltre due metri d'altezza è una cornice aggettante: quella era in origine la base, la "quota marciapiede"; da lì bisogna cominciare a guardare la muratura in blocchetti di pietra rinforzata da ricorsi di mattoni. I resti del piano superiore consentono di ricostruire una camera con un pronaos coperti da una volta a botte. Non è chiaro allo stato attuale se si tratta di una vera tomba o di un heroon, un monumento funerario dedicato a un personaggio illustre. Si erge su uno sperone che si affaccia sulla valle del Simeto: la sua facciata doveva essere la prima cosa che appariva a distanza a chi arrivava lungo la strada da Catania.
Ma, a chi appartenevano questi imponenti monumenti funerari? Non conosciamo i nomi dei titolari. Tuttavia è possibile dare una risposta. E' difficile trovare confronti in Sicilia; difficile pensare alla sepoltura di un ricco locale. Tra II e III secolo Centuripe si ricopre di sontuosi monumenti, che devono la loro esistenza alla presenza di una importante famiglia senatoria di origine locale; una famiglia che esprime diversi consoli. Il successo di una città spesso doveva molto al fatto di essere visibilmente una città romana; in un certo senso questo era il prodotto della volontà di élites locali di manifestare la loro lealtà all'Imperatore e allo Stato realizzando edifici pubblici in loro onore. Con le sue proprietà in Sicilia e in Africa, la famiglia doveva avere un ruolo nell'approvvigionamento di grano per Roma. Q. Pompeius Falco è uno dei personaggi più importanti nella Roma di Traiano e Adriano, titolare di importanti cariche ai quattro angoli dell'Impero, amico personale degli imperatori Adriano e Antonino Pio. Personaggi del genere potevano essere i titolari di monumenti funerari di quel livello.
Chi visita il Museo di Centuripe di solito rimane colpito dalle belle urne cinerarie di marmo di età imperiale romana, in numero insolitamente alto per una città siciliana. Si tratta di oggetti realizzati a Roma; viaggiavano come prodotti semilavorati e al momento dell'uso venivano completati con l'iscrizione con i dati del defunto. Di solito, queste urne venivano usate per ricchi schiavi e liberti di importanti famiglie, in tombe multiple che ospitavano diversi componenti della 'familia'. Sostanzialmente fanno pendant con i monumenti di prima: i titolari di queste urne, da vivi, costituivano la corte che ruotava attorno ai titolari di quei grandiosi monumenti funerari.
Se il visitatore del Museo è particolarmente attento all'epigrafia, noterà anche un paio di iscrizioni funerarie cristiane che a prima vista sembrano essere di datazione molto precoce, tra la fine del II e il III secolo. Altra cosa insolita. In quest'epoca in Sicilia comunità cristiane organizzate (e relative sepolture) sono presenti solo in città come Catania e Siracusa: nel contado appariranno solo più tardi; e nella Sicilia occidentale, ancora dopo. Ma appunto, tra II e III secolo la presenza di una importante famiglia senatoria (e dei personaggi che si muovono attorno a questa) sembra caratterizzare in maniera particolare l'ambiente di Centuripe: non contado, ma città che fa parte di un impero cosmopolita.
Diversi indizi facevano pensare che l'area del "Castellaccio" doveva essere stata abitata in epoca ellenistica e poi, in età imperiale, dopo una contrazione dell'abitato, era diventata sede di una necropoli, con tombe di una certa importanza che fiancheggiavano la strada che giungeva da Catania. Uno scavo recentissimo, frutto della collaborazione tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Enna, il Comune di Centuripe e l'associazione SiciliAntica, con la direzione scientifica di Giacomo Biondi, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha cominciato a mettere in luce ruderi di tombe monumentali di età imperiale (già depredate da ladri di antichità) che si sovrappongono ai resti di case di epoche precedenti. Un nuovo tassello si comincia ad aggiungere alla conoscenza della città; e l'impegno della società civile va in controtendenza rispetto a lunghi periodi di saccheggi: oggi l'interesse dei locali si comincia a indirizzare verso una volontà di conoscenza della propria storia.