giovedì 24 giugno 2010

Una casa romana a Sant’Agostino

Una casa romana a Sant’Agostino.
giovedì 24 giugno 2010 CORRIERE DI AREZZO

Ogni giorno una scoperta: ma i lavori proseguono senza interruzione, ci sono anche i lampioni. Riportato alla luce il pavimento di una villa di duemila anni fa.

Piazza Sant’Agostino sta diventando un cantiere archeologico. C’è ormai un feeling stretto tra gli addetti della ditta Zambelli che stanno procedendo al restauro a ritmi da record e le giovani esperte della Soprintendenza archeologica di Firenze che li seguono passo passo nei loro scavi. E così anche i restauratori e soprattutto chi manovra le ruspe stanno facendo un corso accelerato di archeologia. Dopo aver riportato alla luce tanti reperti, a cominciare dalla cinta muraria del duecento, ieri è stata la volta di un tratto di pavimento di una villa romana. Che più di duemila anni fa sorgeva proprio nella parte alta della piazza, lungo l’attuale via Garibaldi. Il pavimento, scoperto durante lo scavo di una trincea per i sottoservizi, tenuto conto del fatto che è battuto di calce e scaglie di pietra, non doveva essere quello dei vani più eleganti della domus romana. “Una delle tante - spiega Silvia Vilucchi, la responsabile della Soprintendenza per Arezzo e provincia - che sorgevano in un terrazzamento che va da Colcitrone fino all’Anfiteatro romano. Un’area già allora fortemente urbanizzata come prova anche il ritrovamento dei resti di un grande edificio durante gli scavi per la ex Margaritone”. Tante ville e tante fabbriche, di vasi corallini.“La conferma della presenza di fornaci - aggiunge Silvia Vilucchi - viene proprio da un altro ritrovamento di questi giorni nel cantiere della piazza: uno strato di cocci triturati, scarti della lavorazione dei manufatti di una fornace romana”. Il pavimento della villa di duemila anni fa è stato catalogato dagli addetti della Soprintendenza e già ricoperto dopo i lavori per i sottoservizi. In superficie procede invece con rapidità la nuova pavimentazione della piazza, con la sapiente sagomatura della pietra da parte degli addetti della stessa impresa che ha restaurato Piazza Grande e Piazza Guido Monaco. In mezzo al primo tratto di piazza spiccano già i lampioni in ferro stilizzato. E su quella superiore le ruspe ieri stavano andando in profondità per lo scavo del vano che dovrà contenere gli impianti di alimentazione della fontana ripristinata a ridosso della terrazza che domina la piazza dalla chiesa da cui prende il nome. Il punto dei lavori, che, ritrovamenti permettendo, termineranno tra otto mesi, verrà fatto nella prossima settimana sotto la regìa dell’assessore ai lavori pubblici Dringoli. Che, insieme al sindaco Fanfani, è riuscito a convincere i proprietari dei palazzi con le facciate più degradate a restaurarle prima che finiscano i lavori in piazza. E insieme alle facciate, con il contributo del Comune, anche le gallerie che collegano la piazza con Via Mannini. Inutile spendere 2 milioni e 800mila euro sul restauro del quadro se non ci si mette anche una buona cornice

Romano Salvi