mercoledì 7 aprile 2010

Archeologia Rivive la casa di Polibio donato anche un triclinio. A giorni sarà visitabile la famosa domus di Pompei.

Archeologia Rivive la casa di Polibio donato anche un triclinio. A giorni sarà visitabile la famosa domus di Pompei.
CARLO AVVISATI
IL MATTINO – 6 aprile 2010

Difficilmente potrà dimenticare i secondi di silenzio rimandati dal grande schermo al plasma posizionato lungo la parete nord di un triclinio, nella casa di Polibio, chi visiterà la domus affacciata su via dell'Abbondanza e che tra qualche settimana riapre alle visite, come annunciato Marcello Fiori, commissario all'area archeologica di Pompei. Pochi attimi di calma irreale. Eppure, interminabili e assordanti, visto che in loro sta racchiusa tutta la tragedia vissuta da due esseri umani: duemila anni fa, tra le sei e le Otto del mattino di quel 25 agosto del 79 dopo Cristo, in quella stanza persero la vita una giovanetta poco più che sedicenne e il bambino che portava in grembo. Assieme a loro, altri undici individui, tra adulti e bambini, rifugiatisi nelle stanze adiacenti rimasero uccisi dalla furia del Vesuvio. A far scoppiare letteralmente le vene dei fuggiaschi fu il calore infernale che accompagnava la nuvola di gas e ceneri abbattutasi sulla città. La scena è stata ricostruita in realtà virtuale dagli specialisti dell'Altair4 Multimedia che, assieme agli scienziati della Università di Tokio, alcuni anni fa analizzarono la gran mole di dati ricavati dai gruppi di studiosi (archeologi, vulcanologi, antropologi, zooarcheologi, biologi molecolari) che nell'ultimo decennio hanno lavorato su ogni dato di quelli emersi dallo scavo. Per l'elaborazione del video, poi, è stato effettuato il restauro digitale di decine di affreschi, la ricostruzione virtuale di tutta l'abitazione e l'animazione dell'eruzione e del suo impatto sulla casa. Tutto riprodotto fedelmente: dalla muratura ai dipinti, dalla suppellettile che vi si conservava alle statue, alle monete, alle casse per il guardaroba. E agli scheletri. Un gruppo di famiglia, quest'ultimo, costituito complessivamente da tredici individui (tra cui i genitori della giovanetta, rinvenuti con la mano nella mano) alcuni dei quali sicuramente imparentati tra loro, come accettarono le analisi sul Dna antico effettuate dall'equipe di scienziati della Il Università di Napoli coordinato da Antonino Cascino e Marilena Cepollaro. Di tre individui, tra cui forse lo stesso Giulio Polibio, della giovanetta e di un altro maschio adulto, l'antropologo australiano Maciej Hannenbergh a ricostruito le sembianze dallo studio dei teschi. Le loro fattezze saranno rimandate dagli ologrammi mostrati sullo schermo al plasma, assieme alle immagini di alcuni calchi ricavati con la tecnica del «colaggio» di gesso negli spazi lasciati nel terreno dal degrado dei corpi. Tuttavia, il fumato è solo una parte di quanto sarà proposto. E questo perché non solo la casa è stata recuperata in ogni sua struttura: pitture, stucchi, intonaci, affreschi (tra cui quello del larario) e bronzi, ma anche alcuni ambienti, senza pavimento e pericolosi per i turisti, sono stati resi percorribili attraverso passerelle e pedane in grado anche di abbattere le barriere architettoniche. Di più. Alcune stanze della domus saranno arredate così com'erano un attimo prima dell'eruzione. E così, nel triclinio più spazioso di quelli che si trovano a nord della casa saranno riposizionati gli oggetti che vi furono trovati all'atto dello scavo: vasi di vetro, statue e, assieme ai letti in legno e bronzo che lo arredavano, anche i tavoli a tre piedi leonini che servivano da appoggio ai piatti da portata e alle brocche con il vino. Alcuni reperti sono originali; per altri, invece, si tratterà dei loro doni. Accanto, sarà esposto anche il plastico che riproduce la casa nei minini particolari. La domus; scavata tra 1966 e 1978, tra quelle pompeiane è stimata difatti come una delle più belle, per le pitture, e interessanti, per i graffiti. Appartenne a Giulio Polibio, un liberto, candidato edile (assessore) e forse duumviro (sindaco), testimone in contratti e compravendite; tenutario di bordelli e proprietario di panifici. Un'attività tanto importante quest'ultima, che fece dire a un suo elettore «Votatelo perché fa il pane buono».