mercoledì 17 giugno 2009

Pozzuoli, nuovi tesori antichi

Pozzuoli, nuovi tesori antichi
BIANCA DE FAZIO
MERCOLEDÌ, 17 GIUGNO 2009 LA REPUBBLICA -- Napoli

Gli archeologi impegnati negli scavi a Pozzuoli hanno riportato alla luce dodici sculture: teste, busti e frammenti
E intanto da sabato prossimo e fino al 13 settembre riprenderanno le visite aperte
I reperti sono tutti di età romana, probabilmente dell´età giulio-claudia. Tra gli oggetti più preziosi, la testa dell´imperatore Tito cinta di alloro e la Gorgone. "L´area dei ritrovamenti è compresa fra due decumani", spiegano gli archeologi

L´imperatore Tito ha il capo cinto d´alloro. Il naso, la fronte ed il mento sono danneggiati, ma i tratti del viso sono inconfutabilmente i suoi. L´imperatore che per Svetonio era «amor ac deliciae generis humani», il generale sotto il cui comando non fu emessa alcuna condanna a morte, il principe che con le proprie ricchezze contribuì a risollevare la popolazione colpita dall´eruzione del Vesuvio, è spuntato fuori, a Rione Terra, da un cunicolo idrico. Era in buona compagnia, l´imperatore: un´amazzone, la Gorgone, e altri due nobiluomini romani. Dodici sculture in tutto, teste maschili e femminili, busti panneggiati e frammenti decorativi di strutture architettoniche. Si arricchisce di nuovi reperti l´antico tesoro che Rione Terra sta restituendo agli archeologi impegnati negli scavi a Pozzuoli.
La Soprintendenza archeologica speciale di Napoli e Pompei ha deciso, ieri, di rendere pubblici i nuovi ritrovamenti, frammenti di una storia, della storia culturale e architettonica di Rione Terra, ancora da raccontare nelle sue mille sfaccettature. Frammenti ora custoditi nei depositi dell´Anfiteatro di Pozzuoli, che il grande pubblico potrà vedere quando ci sarà, finalmente, il Museo della Città di Pozzuoli a palazzo De Fraia, che ripercorrerà la storia della città ed avrà una sezione archeologica.
E mentre gli archeologi continuano a scavare, riprendono le visite a Rione Terra (ferme dall´autunno) organizzate dalla società Scabec: dal prossimo sabato, fino al 13 settembre, ogni sabato e domenica, dalle 10 alle 19, si potranno scoprire angoli e scorci del Rione Terra lungo un percorso che prevede visite guidate (partenza ogni mezz´ora) in italiano, ma all´occorrenza anche in inglese e in francese. Quattro euro è il costo del biglietto intero - due euro per il ridotto - ma il suggerimento è di telefonare per prenotare la visita, chiamando il numero 848 800 288 (06 3996 7050 dai cellulari).
Ma torniamo ai ritrovamenti; testimonianze, se ancora ce ne fosse bisogno, della ricchezza dei Campi Flegrei e dell´impegno che dal ‘93 sta qui profondendo la Sovrintendenza, con i suoi scavi. Stavolta le sorprese sono giunte dal versante sud della collina, dove, secondo gli studiosi, sorgevano alcuni edifici pubblici, probabilmente delle terme, ed alcune domus che affacciavano sul mare. «L´area dei ritrovamenti è compresa tra due decumani - spiega l´archeologa Costanza Gialanella, responsabile degli scavi nella zona - quello di via Villanova più a Nord, di cui si è messo in luce buona parte del tracciato e un altro, più a Sud, di cui è stato scavato solo un breve tratto». I materiali ritrovati provengono, con ogni probabilità, da più di un edificio monumentale, da un insieme archtettonico, in parte risalente all´età repubblicana, cui vennero almeno parzialmente sottratti alcuni apparati decorativi. Ecco, infatti, un bel po´ di testimonianze architettoniche marmoree che costituivano zoccolature, cornici, colonne, lastre di rivestimento, capitelli, pavimenti ed antefisse (elementi della copertura dei tetti che si trovavano sulla testata delle travi o a chiusura dei canali delle tegole), una delle quali rappresenta la Gorgone. E poi iscrizioni, altorilievi, frammenti di statue equestri e gruppi. Se una delle teste maschili è di età tardo repubblicana, quelle femminili raccontano di un´amazzone e di un´imperatrice di tarda età giulio-claudia.
Il contesto dei ritrovamenti, afferma la Soprintendenza, comprende, sul lato Nord del decumano di via Villanova, un ambiente quadrato che deve aver subito una storia edilizia, cominciata in età repubblicana, di varie ristrutturazioni e di progressivi adattamenti. Da lì parte una «comoda rampa con gradini rivestiti di cocciopesto che conduce a cunicoli ipogei». Si tratta di cunicoli inizialmente destinati a raccogliere le acque che giungevano dalla piazza del foro. Poi cancellati con una colmata di macerie, frammenti architettonici e sculture, appunto, mischiati alla terra. «Le dinamiche, le modalità e il momento della colmata, potranno essere chiariti - conclude la Soprintendenza - solo dopo il completamento dell´indagine, ancora in corso. È verosimile che, data la notevole dimensione dei reperti, essi siano stati scaricati da un pozzo di ispezione che si apre sulla terrazza superiore, davanti al tempio di Augusto, dove è ubicato il foro con gli edifici pubblici».