mercoledì 25 giugno 2008

Gianicolo, i nuovi tesori. Ancora ritrovamenti archeologici negli scavi per un parcheggio privato

ROMA - Gianicolo, i nuovi tesori. Ancora ritrovamenti archeologici negli scavi per un parcheggio privato
CARLO ALBERTO BUCCI e FRANCESCA GIULIANI
la Repubblica (Roma) 25/06/2008

Altri affreschi dalla domus imperiale del Gianicolo. E ancora un parcheggio sulla strada della storia di Roma antica. La dimora del II secolo d. C. - scoperta nel 1999 sul colle dove si trovavano gli horti di Agrippina e sacrificata per decreto del presidente del Consiglio per fare spazio al parking sotterraneo in vista del Giubileo - era caratterizzata da una lunga serie di ambienti dalle pareti affrescate. Le hanno scoperte gli archeologi che, negli ultimi due anni, hanno continuato a cercare: oltre il taglio imposto dalla benna che ha realizzato la "rampa Torlonia" e seguendo la linea dei muri che sono stati tagliati, rimossi e oggi conservati nei musei della Capitale. I lavori di ricerca non sono finiti. Ma la qualità delle pitture parietali è del tutto in linea con le figure di uccelli o con le teste di Medusa esposte nella mostra I colori del fasto allestita del 2006 a palazzo Altemps.
Gli scavi, eseguiti dalla Soprintendenza archeologica di Roma e costati circa due milioni e mezzo di euro, saranno interrotti tra una settimana. Dopodiché alla fine di luglio le pareti saranno protette con "tessuto non tessuto" e i resti coperti da pozzolana. I lavori di indagine, organizzati dal Provveditorato alle opere pubbliche del Lazio, non sono finiti. Il materiale ritrovato è stato messo in sicurezza. Ma ora c´è bisogno di un momento di riflessione. Anche perché sul Gianicolo incombe il problema del parcheggio privato che andrà ad aggiungersi a quello inaugurato nel 2000. L´area dello scavo archeologico, iniziato nel 2006, non coincide con quella del progetto per il parcheggio che dovrà, comunque, tenere conto dei nuovi ritrovamenti.
Il 13 dicembre del 1999 fu un decreto del Consiglio dei ministri, firmato da Massimo D´Alema, a imporre la «rimozione dei reperti archeologici» trovati «all´interno della galleria d´accesso ... anche nota come "rampa Torlonia"». Un ordine dall´alto, visto il «dissenso manifestato dalla Soprintendenza archeologica competente». Accettato il sacrificio della domus per far entrare le auto e i torpedoni dei pellegrini, il Consiglio dei ministri disponeva però: «dev´essere consentita la continuazione dell´attività di esplorazione archeologica all´esterno della galleria» e, «in caso di rinvenimenti di eccezionale rilievo, dovranno essere adottate le soluzioni idonee a garantire l´unitarietà del complesso, anche mediante la ricollocazione in sito».