sabato 10 maggio 2008

Sull´Aventino individuato il Tempio della dea Diana

Sull´Aventino individuato il Tempio della dea Diana
CARLO ALBERTO BUCCI
26 GENNAIO 2007, La Repubblica, Roma

Le rovine sarebbero sotto il giardino dell´Istituto di studi romani

In pianta, il giardino dell´Istituto nazionale di studi romani presenta un disegno a forma di X. Sembra un segno fatto apposta - come la W del film Questo pazzo, pazzo mondo - per iniziare a scavare. Alla ricerca di uno straordinario tesoro. Nascosto, forse, al centro delle diagonali incrociate. In quel punto, sotto il manto di brecciolino del belvedere sul Tevere in dotazione all´ex convento intitolato ai santi Bonifacio ed Alessio, potrebbero infatti sorgere le rovine del gigantesco, e mai individuato, tempio di Diana. Il primo nascondiglio dove (nel 122 a.C.) Gaio Gracco tentò inutilmente di scampare alla morte. "Ritirandosi sull´Aventino".
È l´ipotesi che l´archeologo Laura Vendittelli presenterà stasera alle nove. Proprio all´Istituto di studi romani, ma nelle sede dei vicini di casa: quel Pontificio ateneo di S. Anselmo (piazza Cavalieri di Malta 5) che ha collaborato all´organizzazione del ciclo di "Incontri culturali aventinesi" sull´"Aventino, colle sconosciuto".
Partendo dai frammenti 21 e 22 della Forma urbis, la Vendittelli basa la sua ipotesi sostanzialmente su tre elementi: 1) una pianta del 1924 dell´Aventino che dimostra come prima degli anni Trenta il colle distribuito alla plebe nel 456 a. C. presentasse quegli spazi rettilinei e ampi tanto da ospitare un tempio ottastilo delle dimensioni della casa di Diana con accanto quella di Minerva; 2) torsi, statue e un simulacro di Diana Efesina ritrovati nel 7-800 in quella zona; 3) una Passio di VI-VII secolo che ricorda come Santa Eugenia, dopo essersi rifiutata di adorare la Dea cacciatrice e aver mandato miracolosamente in frantumi la statua, fosse stata gettata con un peso al colle nel Tevere. E dove se non dal punto più alto, e sul fiume, dell´Aventino, ossia la sede dell´Istituto studi romani?
La tesi della studiosa in forza alla Soprintendenza statale ha convinto i padroni di casa. C´è da giurare che stasera, finita la sua prolusione, gli accademici poseranno le penne e impugneranno le vanghe. «Siamo pronti a mettere a disposizione i nostri archeologi per seguire lo scavo nel giardino» annuncia il presidente, il professor Mario Mazza, anche a nome dei 50 membri ordinari. «Ben vengano gli sponsor» gli fa eco il coordinatore, Massimiliano Ghilardi. La caccia al tesoro, e ai fondi, è già partita.